La cartolina di Casa a Colori

Nella nuova Casa a Colori, mancava un po’ di colore e soprattutto mancava il nome: abbiamo trovato spesso gente sperduta in cortile che cercava l’ingresso, e per questo abbiamo chiamato Luisa e Pietro e gli abbiamo affidato il compito di “disegnare l’insegna”.

Non un neon o un cartellone, ma proprio un disegno colorato perché guardandolo ci ricordiamo, riportiamo cioè letteralmente al cuore, il sentimento di avvicinamento alla bellezza che ci emozionava quando da bambini, disegnando, davamo forma e colore alla nostra immaginazione.

Viviamo in una epoca che Zygmunt Bauman ha definito “società liquida”, senza aspettarsi che l'espressione diventasse quasi di uso comune per descrivere la crisi del concetto di comunità dove emerge un individualismo esasperato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. “Questo soggettivismo ha minato le basi della modernità, l’ha resa fragile, per cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità.” (U. Eco).

Casa a Colori vuole essere una rada in cui poter gettare l’ancora, uno scoglio in cui sostare e rifiatare durante la navigazione nella “modernità liquida, con la convinzione che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza”. (Z. Baumann)

Per ripartire, poi, arricchiti dall’esperienza di condivisione che fanno le persone che creano, usano e rendono viva quotidianamente Casa a Colori, affermando l’unità di ciascuno con l'altro e con gli esseri tutti, che viene espresso dalle mani che si intrecciano (citiamo dalla lingua Maya in onore all’autrice che ha vissuto tanti anni in Messico: In Lak'ech, Ala K'in - Io sono te, tu sei me).

L’esperienza di condivisione è generativa di cambiamento positivo.

Il primo effetto di questo nuovo atteggiamento esistenziale è la chiave che apre la porta dove entrare per sentire come rivolte a se stessi le parole del poeta “Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie” (F. Battiato)

Il secondo effetto è un nuovo modo di sentire con il cuore, che riscopriamo come organo della nostra identità: questa era infatti la casa dei Sacerdoti del Sacro Cuore, che si chiamano così perché vogliono essere un antidoto all’indifferenza e all’ignoranza, cioè alla diffusa mancanza di cuore. Ma siamo anche nel cuore di un rione, circondati da palazzoni popolari, periferia della città, come se fosse una spiaggia di cui calpestiamo le conchiglie avvicinandoci alla riva per accogliere i migranti e tutti gli esclusi della terra che vediamo arrivare con ogni barca e in ogni tempo.

Consapevoli che non muteremo le sorti del mondo, che incessante segue le rotazioni del sole e della luna, incurante dei confini immaginati dall’uomo, siamo soprattutto curiosi di continuare il nostro viaggio seguendo le orme di tutti i viandanti e affiancando tutti quelli che hanno la valigia in mano, che siano viaggiatori per necessità, viaggiatori per vacanza, viaggiatori per lavoro.

O viaggiatori e basta, come siamo tutti nella vita quando ricerchiamo bellezza e felicità!

26 Set 2022
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